domenica, maggio 18, 2008

la coda alta

elisa c. non è mai stata mia amica.
io lo ero, ma lei, lei non mi vedeva neanche.

elisa c. aveva sempre la camicia nei pantaloni e una risposta pronta per i professori. lei era una che non fumava nei bagni del liceo.
il suo ragazzo era più grande, al sabato non lavorava e aspettava in macchina sulla strada laterale. io ero sempre in giro per i corridoi, ma l'ultima mezz'ora della settimana la passavo a guardare quel tipo. non leggeva. non tamburellava sul volante. non era impaziente. ascoltava la musica, dopo un po' cambiava cassetta e cercava una canzone precisa. tutto questo fino al suono della campanella. elisa c. era l'unica a non aver già messo tutti i libri nello zaino. non l'ho mai capita, io sarei corsa giù dalle scale, lo avrei abbracciato come quelli che escono dal terminal internazionale, avrei fatto morire d'invidia tutte le altre. lei no, era superiore.

un giorno decisi che dovevo diventare la sua migliore amica. ne avevo già una, ma pensai che avrei trovato il tempo per chiamare anche a lei. nei primi anni novanta l'amicizia si misurava in ore passate nella cabina telefonica.

lei amava fare i compiti, così decisi di farli anch'io. lei stava nella prima fila, così rinunciai al mio hobby di intaglio del banco. elisa c. era infastidita dal rumore in classe, misi a posto anche quello. presi 7 all'interrogazione di diritto.

per settimane i professori assistettero increduli alla rivoluzione al contrario. sapevano che non sarebbe durata.

un giovedì all'intervallo ero seduta in cortile a disegnare. elisa c. si avvicinò in controluce, mi guardò dall'alto e mi disse che non aveva intenzione di instaurare nessun tipo di rapporto con me. non le avevo mai rivolto la parola. mai. non lo feci nemmeno quella volta. restai in silenzio e smisi di chiedermi perché.

da quel giorno iniziò a farsi la coda alta e così restò fino al giorno della maturità.

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