quando finisce una storia breve non si rimane mai troppo soli. uscire è una reazione fisiologica. tutto sembra ormai a posto, ma - chissà perché - ti ritrovi a pensare ai cani alsaziani sbavanti che ti divoreranno proprio lì, sul divano. è un attimo e sei nel panico, pronta a finire nelle braccia di chiunque.
ieri sera ho dato un pugno sul naso a un pugile, ho bevuto un bicchiere di pastis puro per vincere una scommessa, ho recitato poesie in francese in mezzo alla strada, sono stata insultata da una russa che voleva dormire, ho aiutato una coppia a capire che si sta meglio in due, ne ho vista un'altra morire sul nascere, ho ascoltato allibita una storia di trans, ho scritto sul muro una canzone di vinicio capossela, ho visto una persona che fino ad ora non avevo mai guardato e ho finalmente ascoltato cosa aveva da dirmi.
a colazione ho mangiato un pomodoro a morsi pensando che fosse una pesca noce.
penso a d. e a s. che si sono conosciuti ieri e sembravano dan humphreys e serena van der woodsen. lui lavora da gucci e lei da fendi, o una cosa simile. poco prima dell'apertura del negozio ho visto come andrà a finire se non mi darò una mossa. [senza offesa, magari c'è un bret mcKenzie magazziniere che aspetta solo me]
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