lunedì, luglio 07, 2008

no, non ti posso tenere da parte un iPhone

messaggio di servizio.
1 non si possono prenotare i magici telefoni di cupertino
2 quelli che lavorano per apple leggono le stesse informazioni dei comuni mortali, non c'è alcun canale preferenziale
3 anch'io penso che le tariffe siano folli, ma pazienza
4 non posso sapere se ziphone funzionerà sul 3g

ci sono almeno 5 ragioni per cui vorrei un iPhone, ma al momento ho altre urgenze economiche.
se avessi accettato la metà delle mance che mi sono state proposte nell'ultima settimana potrei
1 andare un weekend alle terme
2 comprare un paio di sandali camper in saldo
3 stampare il portfolio su carta fedrigoni

domenica, luglio 06, 2008

l'acqua non bolle se continui a fissarla

cassettina.

il messaggio sul fondo della bottiglia

i rapporti si deteriorano ogni giorno, ma la separazione - la dipendenza psicologica - quella è sempre più complicata da gestire. basta mezzo minuto di webnoia e sto già seguendo i tuoi twittermomenti. due chiamate perse da un numero sconosciuto: potevi benissimo essere tu visto che stai ascoltando quellacanzone su lastfm.

non ho fatto programmi perché so che oggi mi chiamerai.

aspetto. bevo una cosa per rilassarmi.

messaggio
ti dovrei parlare, quando/se hai un minuto. rsvp. v.

giovedì, luglio 03, 2008

il branco vs la squadra

sono stata sempre dalla parte della Squadra.
oggi - senza_rendermene_conto - mi sono ritrovata nel Branco.

è un ruolo che non mi appartiene, mi dissocio da me stessa. farò mobbing allo specchio finché non avrò capito dove ho sbagliato.

osserverò un minuto di senso di colpa mascherato da istinto di sopravvivenza.
poi passerò ad altro. tipo questo.


[via]

martedì, luglio 01, 2008

l’impermanenza delle cose

caffé viennese - kyrie [le meccaniche del quinto]

Nel caffè dei portici lampadari con candele
e dame in posa per il tè
i vassoi riflettono il velluto rosso delle sedie sotto i tavoli
gli specchi creano dei giochi di profondità.

Come sottofondo da una radio in legno
suoni di una musica da camera
dalle tazze il fumo pigramente sale
appannando i vetri che separano
da fuori, dalle insegne accese per Natale,
e dalle luci livide e violacee dei lampioni.

Nell’incedere degli altri, coperti da mantelle e sciarpe
e nell’approssimarsi di carrozze
è chiara l’idea che ti spiegai
dell’impermanenza delle cose.

Intanto stampe alle pareti ci circondano.
Resto in attenzione e osservo
come il semplice sfogliare un libro porti via da sé
noto che i colori dei ventagli e dei discorsi mi possiedono
scordo ancora troppo spesso ciò che è utile
lascio che la forma attorno mi catturi.

Nell’incedere degli altri, coperti da mantelle e sciarpe
e nell’approssimarsi di carrozze
è chiara l’idea che ti spiegai
dell’impermanenza e della discontinuità.
E riprendo a leggere.


era l'anno duemilaquattro.
duemila e quattro e tu non esistevi nemmeno. dreamweaver era di macromedia e avevo quattro dipendenti. a pranzo si andava al parco di porta venezia. avevano un buono pasto da sei euro e settanta e il rimborso dell'abbonamento atm. si stava lì per un po': certe volte un'ora, certe volte due. il tempo di ossigenare il cervello, inventarsi un'idea per rendere un sito più usabile, una frase più semplice, un blu più elegante. nessuno si è mai lamentato, ogni lavoro è stato consegnato in tempo. in proporzione guadagnavo il 10% in meno degli altri supervisori, ma la mia squadra aveva quel margine di budget in più che li rendeva il 50% più efficienti.

nel duemilaquattro avevo un certo stile. leggevo romanzi di autori russi in pomeriggi assolati come questo. chiudevo presto per andare al secondo spettacolo e non sarei mai uscita con uno sportivo.

riprendo a leggere.